Come diventare Wedding Planner nel 2023: inquadramento fiscale e costi

26 Aprile 2023

Come diventare Wedding Planner nel 2023: inquadramento fiscale e costi

Un wedding planner assiste e supporta i futuri sposi nella preparazione, organizzazione e gestione del loro grande giorno. Grazie alla sua vasta conoscenza del mercato, il wedding planner può guidare le coppie nelle varie scelte da affrontare, rispettando le risorse finanziarie a loro disposizione. Sei già un wedding planner e stai pensando di dare una svolta alla tua carriera? Hai una passione per il mondo delle cerimonie e hai uno spiccato gusto estetico? La soluzione è aprire la Partita IVA, ma se non sai come muoverti in questo articolo troverai gli step principali da seguire.

Diventare wedding planner: formazione

Per diventare un wedding planner esperto non è obbligatorio seguire specifici percorsi di formazione, ma è estremamente consigliato. La legge italiana non prevede una determinata istruzione per questa professione; tuttavia, per avere successo è fondamentale frequentare un corso da cui apprendere le competenze necessarie, affiancandole a un’esperienza pratica lavorando in modo diretto nel settore.

I corsi di formazione offrono un’opportunità non solo per ottenere un attestato di partecipazione o presenza, bensì consentono di acquisire importanti nozioni per raggiungere professioni altamente specializzate, tra cui:

  • wedding planner;
  • event planner;
  • wedding designer;
  • wedding coordinator.

 

Aprire la Partita IVA come Wedding Planner: tutti gli step

In base all’inquadramento fiscale, la procedura e i costi per aprire la Partita IVA possono variare tra libero professionista e ditta individuale

Nel primo caso è prevista l’apertura gratuita e senza obbligo di iscriversi al Registro delle Imprese. Se, invece, il tuo inquadramento sarà come ditta individuale, potrai offrire un servizio completo come agenzia vera e propria; ci saranno, però, procedure più lunghe da seguire e costi aggiuntivi da affrontare.

In ogni caso, il primo passo da seguire è quello di inviare il modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, contenente tutte le informazioni riguardanti:

  • il codice Ateco scelto;
  • il regime fiscale da adottare;
  • la cassa previdenziale.

È fondamentale prestare molta attenzione in queste scelte iniziali, in quanto possono condizionare a lungo gli sviluppi dell’attività. A tal proposito, il network di BeProf offre diverse convenzioni che possono aiutare i liberi professionisti, tra cui la partnership con Fiscal Focus: una piattaforma di formazione e consulenza in continuo aggiornamento.

 

Quale codice Ateco scegliere come wedding planner?

Per identificare l’attività commerciale si utilizza il codice Ateco, che prevede una serie numerica corrispondente ad una specifica professione. Nel caso del wedding planner è possibile scegliere tra due codici:

  • 96.09.05 – Organizzazione di feste e cerimonie, con un coefficiente di redditività pari a 67%, per coloro che lavorano come organizzatori in prima persona;
  • 74.90.99 – Altre attività professionali, con un coefficiente di redditività pari al 78%, per chi agisce come consulente freelance.

 

Quale regime fiscale adottare?

Un aspetto che rimane invariato a seconda dell’inquadramento, è la tassazione applicata sui guadagni. In entrambi i casi, è possibile aderire al regime forfettario, il più vantaggioso, che comprende solo una tassa del 15% (5% per i primi 5 anni) del reddito imponibile per le attività che non superano i 85.000 euro di ricavi annui.

Questa tipologia di regime fiscale è anche chiamata “agevolato”, in quanto presenta meno obblighi per i titolari di Partita IVA che, infatti, non devono applicare l’IVA in fattura e non devono emettere fatture elettroniche se il loro guadagno annuale non supera i 25.000 euro.

 

Contributi previdenziali del wedding planner

Un’altra differenza tra wedding planner che agisce come libero professionista e colui che si riconosce come ditta individuale riguarda l’ambito previdenziale. Infatti, in base alla loro categoria lavorativa, saranno inquadrati in diverse casse previdenziali:

  • per i liberi professionisti c’è l’obbligo di iscriversi e versare contributi alla Gestione Separata INPS, pari al 26,23% del reddito imponibile;
  • per le ditte individuali è obbligatoria l’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti, che prevede un contributo fisso di 3.836 euro per redditi fino a 15.953. Tutti i redditi superiori dovranno sostenere un contributo aggiuntivo del 24% della parte eccedente.