Ritenuta d’acconto lavoro autonomo: cos’è e come si calcola

1 Febbraio 2023

Ritenuta d’acconto lavoro autonomo: cos’è e come si calcola

Ogni lavoratore autonomo ha l’obbligo di versare al fisco una parte di imposte sui propri guadagni. La ritenuta d’acconto è uno dei vari metodi di pagamento delle imposte, applicabile soltanto ad alcune categorie professionali: il soggetto privato o a partita IVA che eroga una somma (chiamato sostituto d’imposta) tratterrà parte del compenso o del salario dal reddito del reale contribuente, versandolo successivamente allo Stato.

Vediamo quali sono le varie tipologie di ritenuta fiscale, cos’è nello specifico la ritenuta d’acconto, e come si calcola.

Ritenuta fiscale: le varie tipologie

Esistono due tipi di ritenuta fiscale:

  • a titolo di acconto, è un acconto trattenuto dal percettore rispetto alle imposte dovute. In questo caso, chi riceve la prestazione trattiene il 20% del compenso ai fini della tassazione. Trattandosi di un acconto, il lavoratore dovrà successivamente saldare l’imposta e dichiarare il reddito.
  • a titolo di imposta, è una ritenuta che include tutte le imposte dovute dal percipiente, quindi estingue completamente l’imposta e il lavoratore non deve effettuare alcun ulteriore versamento.

Chi è il sostituto d’imposta

Come detto, il committente di una prestazione è anche definito sostituto d’imposta: si sostituisce all’Agenzia delle Entrate, trattenendo parte dei compensi ed effettuando il versamento di una percentuale dell’imposta dovuta.

Possono essere definiti sostituti d’imposta soltanto le società, le ditte individuali, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi in regime ordinario.

Non sono sostituti d’imposta i privati e gli autonomi che aderiscono al regime forfettario.

Cos’è e come funziona la ritenuta d’acconto

Dopo aver erogato una prestazione, il lavoratore autonomo inserisce in fattura un importo in denaro, preventivamente concordato, che verrà trattenuto dal cliente a fini fiscali: la cosiddetta ritenuta a titolo di acconto. In questo modo, il cliente corrisponderà al lavoratore autonomo il compenso dovuto meno la ritenuta d’acconto, che invece andrà a pagare parte delle imposte.

Quando si applica la ritenuta d’acconto?

La ritenuta d’acconto viene inserita nella fattura o nella ricevuta soltanto se il cliente è una società SRL o SPA, un privato con partita IVA o un ente. Inoltre, la ritenuta d’acconto non si applica nel caso in cui l’attività del cliente o del lavoratore sia eseguita in regime forfettario.

Come si calcola la ritenuta d’acconto

La ritenuta d’acconto è una percentuale calcolata sul reddito imponibile, quindi lordo. Di solito, la percentuale è fissa e corrisponde al 20% dell’imponibile, senza considerare l’IVA, le rivalse INPS e le marche da bollo.

Se il professionista che emette fattura con ritenuta d’acconto è residente all’estero, la ritenuta sale al 30%.

Nel caso di compensi agli sportivi dilettanti, se il reddito annuo percepito è superiore a 10 mila euro, l’aliquota aumenta al 23%.

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