Chef a domicilio, come iniziare? Tutti gli step per aprire la Partita IVA

30 Maggio 2023

Chef a domicilio, come iniziare? Tutti gli step per aprire la Partita IVA

Aprire un ristorante può comportare numerose difficoltà, in particolare per quanto riguarda le procedure burocratiche da seguire e le spese da sostenere. Per questo motivo, specialmente negli ultimi anni si è diffusa in Italia la professione di chef a domicilio, ossia colui che porta la sua esperienza culinaria direttamente a casa dei clienti.

 

Per diventare cuoco a domicilio è essenziale avere le giuste competenze, gli attestati richiesti e aprire la Partita IVA, ma se sai da dove partire qui potrai trovare una guida con tutti gli step principali.

Chef a domicilio: requisiti

Prima di intraprendere questa professione è necessario soddisfare alcuni requisiti fondamentali, tra cui:

  • possedere almeno due anni di esperienza nel settore della ristorazione e della somministrazione di cibi e bevande, accumulati nei cinque anni precedenti l’inizio dell’attività;
  • aver ottenuto l’attestato HACCP per la corretta manipolazione e conservazione degli alimenti, e conoscenza delle norme igieniche da seguire;
  • aver completato una formazione specializzata nel campo della cucina e della ristorazione.

 

Per avere successo come professionista in questo settore, è essenziale sfruttare al meglio ogni mezzo disponibile per promuovere l’attività, come la creazione di un sito web o l’investimento in campagne pubblicitarie mirate. A tal proposito, BeProf mette a disposizione diverse opportunità vantaggiose per i professionisti iscritti al network, come la collaborazione con Lyme, un’agenzia specializzata in strategie di comunicazione e promozione.

Aprire la partita IVA da chef a domicilio: tutti gli step

La procedura richiesta per aprire la Partita IVA è molto semplice e non prevede nessun costo da sostenere. Il primo passo è compilare il modello AA9/12 da inviare all’Agenzia delle Entrate, attraverso tre possibili modalità:

  • presso la sede dell’Agenzia delle Entrate del proprio territorio;
  • telematicamente dal sito;
  • tramite raccomandata A/R.

 

Questa comunicazione sarà essenziale perché al suo interno dovrai specificare alcuni aspetti importanti dell’attività, come il codice Ateco e il regime fiscale scelto.

Quale codice Ateco scegliere?

Si tratta di un codice che non solo permette di identificare in modo univoco l’attività svolta, ma anche di determinare il coefficiente di redditività, necessario per calcolare la base imponibile su cui poi verranno applicate le imposte e i contributi. La figura di chef a domicilio ha come codice Ateco 56.21.00, che fa riferimento a “Catering per eventi, banqueting”, e presenta un coefficiente pari al 40%.

Inoltre, è possibile aggiungere ulteriori codici in un secondo momento, senza alcun costo aggiuntivo; questa opzione può rivelarsi particolarmente utile per i professionisti che offrono servizi diversi o complementari a quello di chef. In questo modo, sarà possibile gestire più attività sotto la stessa Partita IVA, semplificando la gestione e riducendo i costi fiscali.

Quale regime fiscale adottare?

Un altro passo fondamentale è la scelta del regime fiscale che si intende adottare, ossia l’insieme degli adempimenti fiscali e contabili richiesti per la corretta gestione dell’attività. Il regime più conveniente è senza dubbio quello forfettario, che permette di versare solo un’imposta sostitutiva del 15% (5% per i primi 5 anni), per coloro che registrano ricavi fino a 85.000 euro l’anno

Viene chiamato anche regime agevolato in quanto consente di operare in franchigia IVA e non prevede l’obbligo di fatturazione elettronica se il fatturato è inferiore a 25.000 euro.

Aspetti previdenziali per chef a domicilio

Poiché la figura dello chef a domicilio non ha nessuna cassa a cui fare riferimento, è necessario che si iscriva alla Gestione Separata INPS per risultare in regola dal punto di vista fiscale. Non sono previsti contributi fissi da versare, ma vengono calcolati in base al fatturato totale: l’aliquota contributiva per lo chef a domicilio è pari al 33% del reddito imponibile.