Come diventare traduttore freelance: serve la partita IVA?

1 Luglio 2023

Come diventare traduttore freelance: serve la partita IVA?

Desideri diventare un traduttore freelance? Oggi, l’opzione più efficace è quella di avviare una propria attività aprendo la Partita IVA, così da poter lavorare in modo indipendente con molteplici aziende. Nell’era della globalizzazione, i traduttori svolgono un ruolo fondamentale nel facilitare gli scambi internazionali per permettere alle aziende di espandersi su nuovi mercati. Si tratta di professionisti altamente specializzati, che si dedicano a tradurre testi scritti, o parlati, dalla lingua d’origine a quella di destinazione. Essere un traduttore, infatti, richiede una conoscenza approfondita delle lingue parlate, delle strutture linguistiche e della terminologia del settore. 

Aprire la Partita IVA come traduttore freelance

Il primo step per aprire la Partita IVA è quello di compilare ed inviare il modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate, tramite una delle seguenti modalità:

  • sito web;
  • raccomandata A/R;
  • consegna a mano presso la sede del tuo territorio.

Questa procedura non prevede alcun costo ma, se sei alle prime armi, è consigliabile affidarsi ad un commercialista per evitare di commettere errori, come la scelta di un codice Ateco sbagliato.

Quale codice Ateco scegliere?

Prima di avviare la tua attività come libero professionista, è fondamentale la scelta del codice Ateco corrispondente. Si tratta di una combinazione numerica che identifica in modo univoco un’attività economica specifica; nel caso del traduttore, il codice da adottare è 74.30.00, che si riferisce a “Traduzione e interpretariato”, con un coefficiente di redditività pari al 78%.

Quale regime fiscale scegliere?

Se sei agli inizi della tua attività, hai la possibilità di aderire al regime fiscale forfettario, che rappresenta la scelta più appropriata per le nuove libere professioni. In breve, questo regime è stato introdotto diversi anni fa proprio con l’obiettivo di agevolare le piccole attività, alleggerendo i costi fiscali. Questo tipo di regime prevede:

  • imposta sostitutiva del 15%, 5% per i primi 5 anni;
  • fatturato annuo fino a 85.000 euro;
  • esenzione da IVA in fattura;
  • obbligo di fatturazione elettronica con fatturato superiore a 25.000 euro.

Quali sono gli aspetti previdenziali?

La professione di traduttore non prevede l’iscrizione ad un albo professionale o una cassa previdenziale specifica. Pertanto, è necessario aderire alla Gestione Separata INPS, ossia un fondo pensionistico che consente il pagamento dei contributi previdenziali in base al fatturato prodotto. Nel caso del traduttore la percentuale è pari al 26,23% del proprio reddito annuo lordo.