Lavoratore autonomo e libero professionista: qual è la differenza?

24 Novembre 2022

Lavoratore autonomo e libero professionista: qual è la differenza?

I termini “libera professione” e “lavoro autonomo” sono ormai entrati nel linguaggio quotidiano. In entrambi i casi parliamo di figure professionali non subordinate, dotate di meno vincoli, ma anche di grandi responsabilità.

 

Nonostante molti credano che “autonomo” e “professionista” siano sinonimi, i due termini non dovrebbero essere utilizzati per definire la stessa categoria di lavoratori. Analizziamo insieme la differenza tra autonomo e libero professionista.

 

Lavoratore autonomo: chi è?

Gli autonomi sono lavoratori indipendenti rispetto a chi commissiona la prestazione. Non sono soggetti ad alcun tipo di subordinazione e devono essere proprietari di partita IVA. Generalmente, le professioni legate al lavoro autonomo sono di tipo manuale: elettricisti, idraulici, informatici, artisti, parrucchieri che decidono di mettersi in proprio, diventano lavoratori autonomi.

Un lavoratore autonomo ha la possibilità di gestire in modo flessibile e indipendente le modalità in cui erogherà la prestazione. Sceglie luogo, modo e tempo per svolgere l’attività, prendendo in carico tutte le responsabilità del caso. Nonostante l’ampia libertà nel proprio raggio d’azione, i lavoratori autonomi sono spesso meno tutelati: per un lavoratore che decide di mettersi in proprio, è buona prassi prendere le dovute precauzioni per salvaguardare l’attività.

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Libero professionista: l’autonomo intellettuale

Il libero professionista rientra in una categoria specifica di lavoro autonomo, svincolato quindi dalla subordinazione lavorativa. La libera professione è generalmente associata ad un’attività di tipo intellettuale: il lavoratore ha una preparazione di alto livello nella materia di competenza, frutto di un percorso di studio universitario accreditato e importante.

Per esercitare la propria professione è necessario che il lavoratore sia iscritto a un apposito albo professionale, a un ordine o un elenco: senza l’iscrizione, la prestazione non può essere eseguita validamente e può arrivare ad essere considerata reato.

Sono esempi di libera professione l’avvocato, il commercialista, il giornalista, le professioni sanitarie, l’architetto o l’ingegnere. Per quanto riguarda i contributi, il libero professionista iscritto a uno specifico ordine deve versare alla cassa previdenziale privata di appartenenza.

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Lavoro autonomo e libera professione: obblighi fiscali e fatturazione

Per esercitare a norma di legge, sia per il libero professionista che per il lavoratore autonomo, è necessario aprire una partita IVA e registrarsi presso un ente previdenziale per il pagamento dei contributi. Soltanto un lavoratore che eroga un servizio occasionale e non continuativo può operare senza partita IVA.

A differenza degli autonomi, i liberi professionisti sono obbligati a registrarsi alla cassa di competenza e possono applicare in fattura una rivalsa con aliquota variabile. Questa dipende dal tipo di attività svolta dal lavoratore, ed è calcolata come percentuale dell’imponibile. Gli autonomi che svolgono la propria professione senza essere registrati alla cassa di competenza devono registrarsi alla Gestione Separata INPS: in questo caso, possono imporre in fattura una rivalsa pari 4%.