Architetto libero professionista: come aprire la partita IVA

9 Ottobre 2022

Architetto libero professionista: come aprire la partita IVA

Sei un architetto e stai pensando di aprire la tua prima partita IVA? Ecco una guida completa di tutti gli step da compiere per metterti in regola ed esercitare la tua professione in tranquillità.

 

Vediamo chi è l’architetto freelance, come aprire una partita IVA da architetto, gli obblighi da rispettare e quale regime fiscale conviene scegliere.

Di cosa si occupa un architetto libero professionista?

La figura dell’architetto è estremamente popolare oggi, sia in ambito pubblico che privato. Un architetto libero professionista si può occupare della progettazione di edifici e di spazi urbani, di elementi di design e di spazi interni, impiegando il suo estro e la sua capacità scientifica in ambiti estremamente versatili.

 

Studiare architettura significa essere in grado di amministrare lavori di vario tipo: dal disegno CAD, alla modellazione 3D, dalla grafica all’interior design. Il mondo del lavoro autonomo offre migliaia di opportunità per questa figura professionale, ma è bene ricordare che aprire una partita IVA significa costruire un proprio business: gestire la fatturazione, i rapporti con i clienti e un brand efficace.

 

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L’iscrizione all’Ordine degli Architetti

Per diventare architetto è necessario conseguire una Laurea in Architettura e ottenere l’abilitazione superando l’Esame di Stato.

 

Dopo esserti iscritto all’Ordine degli Architetti, potrai procedere all’apertura della tua Partita IVA. Per iscriversi all’ordine sarà necessario consegnare una domanda corredata di tutti i documenti di riconoscimento, compreso il certificato che attesta il superamento dell’Esame di Stato.

 

L’Ordine degli Architetti si compone di due sezioni: della sezione A fanno parte architetti, paesaggisti, pianificatori territoriali e conservatori dei beni architettonici e ambientali; alla sezione B appartengono architetti Junior e pianificatori Junior, che hanno ottenuto solo la laurea triennale.

 

Contestualmente all’iscrizione all’Ordine, un architetto che vuole aprire la partita IVA deve iscriversi anche alla cassa previdenziale dedicata: INARCASSA.

Gli step per aprire la partita IVA da Architetto

Un architetto iscritto all’albo, ma senza partita IVA, può operare soltanto nell’ambito della prestazione occasionale: con limiti di tempo e di guadagno per ogni commissione.

 

Se l’intenzione del lavoratore è di mettersi in proprio e sostenere progetti più impegnativi, è possibile richiedere l’apertura di una partita IVA direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, sia in formato cartaceo che telematico, attraverso il modello AA9/12.

Saranno necessarie una serie di informazioni:

 

  • Dati anagrafici;
  • Indirizzo della sede dell’attività;
  • Luogo di tenuta delle scritture contabili;
  • Codice ateco;
  • Regime fiscale scelto.

 

Qual è il codice ATECO per gli architetti?

Il codice ATECO aiuta l’Agenzia delle Entrate a identificare la tipologia di professione svolta.  Per quanto riguarda i lavori relativi all’architettura, il codice ATECO è il 71.11.00 “Attività degli studi di architettura”.

Quale regime fiscale conviene scegliere?

Gli architetti possono scegliere tra regime ordinario e forfettario, o agevolato. Il regime agevolato prevede notevoli semplificazioni negli adempimenti fiscali: è previsto che i forfettari debbano versare solo l’imposta sostitutiva, pari al 5% per i primi cinque anni di attività ed al 15% dal sesto anno.

 

Per accedere al regime agevolato, il reddito annuo non può superare i 65.000 euro.

Qual è il coefficiente di redditività per la Partita IVA da architetto?

Per coloro che decidono di aprire una partita IVA in regime forfettario, è importante sottolineare che la percentuale di spesa da poter dedurre è definita dallo Stato in base all’attività. Il coefficiente di redditività definisce il reddito imponibile, che nel caso degli architetti è del 78%.